9 – 24 maggio 2015 evento spazioD: Daniela Padelli, Marialuisa Sponga, Monica Bonacina “Montagne Dentro, lo spazio dell’anima”
Sabato 9 Maggio alle ore 18:00 si apre ufficialmente la stagione primaverile dello spazioD che vede protagoniste la pittrice Daniela Padelli, l’artista tessile Marialuisa Sponga e la fotografa Monica Bonacina. In mostra cinque grandi olii su tavola, quindici acquerelli, diciotto fotografie, due arazzi, un libro d’arte e un quadro-scultura.
La mostra ha come obiettivo principale quello di presentare le montagne di Lecco che sono una delle più preziose risorse di questo territorio, non solo da un punto di vista paesaggistico, ma anche artistico- culturale. L’intento è offrire un’interpretazione delle bellezze naturali attraverso gli strumenti dell’arte (dipinti, fotografia, arte tessile) in un percorso di approfondimento sulle cinque montagne simbolo della zona: il Resegone, le Grigne, il Moregallo, Il Monte Barro e il San Martino.
L’obiettivo è anche quello di sensibilizzare i visitatori alle bellezze del nostro territorio attraverso il messaggio condiviso dalle tre artiste protagoniste: la montagna rappresenta la metafora della vita ed è espressione di spiritualità oltre che scrigno di bellezze naturali da valorizzare.
L’esposizione si articola in un doppio percorso:
- un approccio esplicativo (montagne dentro) che si concretizza in una serie di pannelli descrittivi sulle cinque montagne che le raccontano da un punto di vista naturalistico e storico per stimolare i visitatori a vivere in modo più consapevole le ricchezze del territorio.
- un percorso “spirituale” (lo spazio dell’anima) che si rivela attraverso le opere artistiche esposte, per vivere la montagna come metafora della vita. L’andare in vetta è paragonato alla vita di ognuno di noi che si sviluppa tra mille difficoltà con l’obiettivo finale del raggiungimento di una serenità interiore.
La montagna può essere quindi vissuta sia dal punto di vista fisico che come espressione di spiritualità, da qui il motivo del titolo: lo spazio dell’anima poiché ognuno di noi ha la sua montagna dentro di sé che aspetta di essere scoperta e valorizzata. E’ un modo di vivere e vedere la montagna al “femminile” che completa una visione più generalmente “maschile” e più spesso legata a una montagna come territorio di conquista.
La stessa Monica Bonacina racconta così sua esperienza: “La montagna è per me visione maschile e femminile. Il mio passato appartiene al maschile: conquistarla, meritarla, combatterla, scalarla, raggiungere la cima, sentirsi vincente. Il mio presente appartiene al femminile, quindi percorrerla, esplorarla, osservarla, camminarla, dal basso verso l’alto, senza un alto necessariamente da raggiungere, sfiorarla, vagarla senza meta, magari anche per “raggiungerla “ ancora alla cima, ma mai come scopo e finale inevitabile.”
Diverse sono le tecniche utilizzate e i materiali impiegati nella realizzazione delle opere, così come le personalità delle artiste.
Daniela Padelli si distingue per un approccio metaforico.
I suoi quadri sono visioni delle montagne attuali, ma filtrate e artisticamente trasfigurate attraverso il ricordo del passato, quindi reinterpretate attraverso emozioni e sensazioni di una viaggiatrice, come uno spazio dell’anima. Questo spazio è ridefinito geometricamente da cinque poliedri di roccia.
Daniela vede infatti le cinque montagne che circondano Lecco come fossero i cinque poliedri platonici che costruiscono uno spazio geometrico assolutamente personale, quasi intimo.
Montagne che diventano icone di uno spazio onirico per l’anima. Il Moregallo appare icona del tempo preistorico con i suoi massi erratici (“I trovanti”, descritti così bene da Antonio Stoppani), il Monte Barro è simbolo di una natura incontaminata da proteggere ed è testimone della storia umana con i resti archeologici della città di Barra, le Grigne rappresentano la conquista alpinistica, ma anche l’eco di leggende e canzoni narrate dalle generazioni passate, il Resegone è la montagna emblema del romanzo storico nazionale, il cui profilo è descritto da Manzoni nel celeberrimo “I promessi Sposi”. E infine Il San Martino, la montagna più bella del “Bel Paese” di Antonio Stoppani che racchiude in sé la profezia nefasta della città di Lecco.
La tecnica di Daniela è quella della pittura a olio. I quadri di quest’artista si sono però evoluti, rispetto alla precedente produzione, verso un realismo che prende sì spunto da un’osservazione reale della montagna, ma si trasfigura poi in un immaginario onirico grazie ad un insolito uso dei colori. I colori appaiono come “consumati” rispetto alle precedenti realizzazioni, la tecnica non è più così materica con un colore steso “a corpo”, ma si vede qui un colore che scorre quasi fosse acquerello e che gioca a formare rivoli per disegnare le trame della roccia. Anche la tavolozza cromatica è composta per lo più da azzurri in tutte le loro sfaccettature cromatiche che si mescolano al bianco che è luce e che stempera i contorni delle montagne, dell’acqua e dei ghiacciai.
Marialuisa Sponga, artista tessile, rivela un approccio poetico. Raffinata artista dall’incredibile abilità artistico-manuale, Marialuisa è in grado di costruire, anche con i materiali più incredibili, arazzi, libri d’arte, quadri-scultura e opere tridimensionali che simboleggiano qui la città di Lecco, utilizzando persino trame di rame dai i riflessi dorati.
Marialuisa è artista di fama internazionale e fa parte del gruppo degli artisti di spazioD dal 2012, anno in cui ha esposto le sue straordinarie opere di Fiber Art in occasione della mostra “Fili e materia come colore”.
Così racconta il suo intento artistico per “Montagne Dentro, lo spazio dell’anima”.
“Non sono mai stata una scalatrice: mi piace camminare, lentamente, ad ogni curva una prospettiva nuova, ad ogni ora un colore diverso. La mia predilezione per la creazione di strutture solide si incontra con queste architetture naturali e, nelle mie “manipolazioni”, ho cercato di restituire la solidità, ma anche la variabile cromatica che ho tradotto con materiali diversi. Mi accorgo di trovarmi di fronte a piccole sculture “da tavolo”, a libri che si sfogliano con calma seduti in poltrona, ad arazzi che traducono le nuvole, leggere e lontane, in rilievi morbidi ma non impalpabili. Ecco, forse proprio questo ho cercato di fare: restituire anche al tatto, oltre che alla visione, la possibilità di esplorare queste immensità sul palmo della mano.
Espongo questi miei lavori insieme ad altre due artiste che traducono il loro vedere in immagini, mentre io produco opere che non saprei come definire perché sfuggono alle catalogazioni classiche dell’arte. Sono una Fiber artist, o ancora meglio, una “Faber” artist. Manipolo i materiali, li seziono, li smonto, li ricompongo. Lavoro con forme astratte ma sempre il mio punto di partenza è una visione emozionata. Ancor più in occasione di questa mostra che mette al centro quelle montagne che ho scelto come compagne quotidiane da quando mi sono trasferita sulle sponde del lago di Lecco. Sono lì, ogni mattina, uguali e sempre diverse, mi regalano emozioni fortissime.”
Marialuisa dà vita a opere di affascinante bellezza utilizzando molteplici materiali come fibre, polietilene, stoffe, trame di rame, assemblate, cucite e lavorate per formare inedite trame pittoriche che disegnano le montagne e le celebrano in un modo sorprendente.
Monica Bonacina, fotografa, esplora il mondo delle montagne attraverso un approccio più concreto, risultato anche della scelta del mezzo fotografico, che comunque non si limita ad una visione puramente oggettiva, ma riesce a regalare magia descrittiva a dettagli e momenti immortalati nei suoi viaggi. Il suo incontro con la montagna è una visione che porta ad avere un’osservazione “globale e totale” delle forme e del paesaggio.
I dettagli immortalati dal mezzo fotografico sono espressione sottile dell’Essere Montagna, così come di una donna lo sono gli occhi, le mani, il collo, le rughe, i ricci e i capelli. Come lei stessa afferma “Io sento dolcezza nel pensare alla montagna, le mie foto decantano i dettagli espressivi che la montagna, intesa come entità universale e non necessariamente lecchese, sa esprimere artisticamente, quel che l’occhio qualunque non vede perché affascinato da altro di più potente e rivelato, cerco di coglierlo io con il mio obiettivo, e allora ecco giochi di forme geometriche che spuntano dalla natura, ma che diventano astrattismi, che sia un fiore, un legno, la neve, tutti materiali di cui la montagna è fatta e s’impreziosisce come una donna fa con i suoi gioielli.”
Monica propone un concetto originale e affascinante, quello della neve nera. Un elemento naturale che si rivela finalmente per quello che è solo agli occhi dell’artista e che apre lo spazio ad un bianco che è solo nella mente.
Così ne parla: “Era inverno e camminavo tra cime e valli di quota. Il mio occhio, non ancora fotografico, si è appoggiato tra le infinitamente mutevoli tracce del vento sulla neve. L’arte spontanea e libera della natura mi attrae ed affeziona, sempre e da sempre, senza scampo. Le ho cercate e fotografate, quelle tracce.
E ho visto. Ho visto il nero delle neve, quella sfumatura scura che la nostra mente non registra, che il nostro sapere cancella dai neuroni. La neve è nera, anche nera, a volte molto nera. Per niente intimidita, si è svelata e lasciata fotografare, come un’artista con le sue opere. Ed io, improvvisamente, ho viaggiato. Tra dune di deserto, in onde di mare, persino sulla luna. In silenzio, come senza rumore e parole sono, queste mie fotografie.”
SpazioD diventa in questa occasione un luogo dove si incontrano diverse visioni artistiche che vogliono raccontare il loro personalissimo modo di vivere e interpretare la natura. Per queste ragioni, così strettamente legate ad una globale sensibilizzazione sociale, la mostra si collega al progetto del Terzo Paradiso.
Il Terzo Paradiso è un progetto di Michelangelo Pistoletto & Cittadellarte che consiste nel condurre l’artificio, cioè la scienza, la tecnologia, l’arte, la cultura e la politica, a restituire vita alla Terra. Terzo Paradiso significa il passaggio ad un nuovo livello di civiltà planetaria, indispensabile per assicurare al genere umano la propria sopravvivenza. Il Terzo Paradiso è raffigurato simbolicamente da una riconfigurazione del segno matematico dell’infinito. Con il “Nuovo Segno d’Infinito” si disegnano tre cerchi: i due cerchi opposti significano natura e artificio, quello centrale è la congiunzione dei due e rappresenta il grembo generativo del Terzo Paradiso.
L’umanità ha vissuto due paradisi. Il primo in cui era totalmente compresa nella natura. Il secondo in cui si è espansa in un proprio mondo artificiale cresciuto fino a confliggere con il pianeta naturale. È venuto il momento di dare inizio al Terzo Paradiso nel quale l’umanità riuscirà a conciliare e coniugare l’artificio con la natura, creando un nuovo equilibrio esteso a ogni livello e ambito della società.
SpazioD partecipa a questo progetto aderendo al Rebirth Day, cioè la giornata mondiale del cambiamento che celebra la filosofia del Terzo Paradiso. Il Rebirth Day si terrà il 21 dicembre 2015.
Ognuno di noi, con un progetto, un’azione, un’iniziativa personale o collettiva, può contribuire al processo di trasformazione responsabile della società. Montagne dentro, lo spazio dell’anima aderisce all’iniziativa e si fa promotore di un cambiamento positivo per riavvicinare la società con i suoi artifici al territorio.
L’inaugurazione si terrà il 9 maggio alle 18:00 e verrà presentata dalla storica d’arte Gabriella Anedi. L’apertura della mostra coinvolgerà il pubblico con letture espressive da parte degli attori Ernesto Divino, Severino Marzani e Cinzia Tropenscovino.
Un buffet a base di gustose prelibatezze del territorio, preparato e organizzato dalla chef Rosaria Zerbin, allieterà i presenti.
Il materiale informativo sul territorio è fornito dagli amici dei Musei del territorio lecchese, la Comunità Montana Valsassinese, il Parco del Monte Barro e il Parco Minerario dei Resinelli.
Collegamenti:
- Artista Daniela Padelli
- Artista Marialuisa Sponga
- Artista Monica Bonacina
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